È scontro politico al Consiglio regionale del Piemonte sulla legge gioco d’azzardo che potrebbe essere fortemente rivista o addirittura cancellata dal consiglio. Parliamo della legge regionale numero 9 del 2016 approvata quando alla guida della Regione c’era il presidente Sergio Chiamparino. In buona sostanza, la legge regionale Piemonte sul gioco d’azzardo, così come sta avvenendo in altre parti d’Italia, prevede una rigida limitazione all’apertura delle nuove sale scommesse o slot.
Queste, infatti, devono avere una distanza di almeno 500 metri da diversi luoghi considerati sensibili. Tra questi, ad esempio, ci sono scuole, chiese, parchi ma anche bancomat e banche. In pratica parliamo di luoghi da cui è impossibile essere a meno di 500 metri di distanza, almeno in centro città. Ma la vera novità di questa legge approvata alcuni anni fa è la retroattività. Parliamo infatti di gestori con sale che si trovavano a meno di quella distanza, costretti a cambiare luogo entro alcuni anni. E quel termine scade nel mese di maggio 2021.
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Legge regionale Piemonte sul gioco d’azzardo: la doppia visione
Con l’avvento della nuova Giunta guidata questa volta da Alberto Cirio, si manifesta l’idea di una modifica che riguarda la retroattività o il dimezzamento delle distanze. Questa notizia, però, ha iniziato a creare un clima di tensione tra le parti sociali e i gestori delle sale. I primi, sono felici della legge gioco d’azzardo giudicata non un qualcosa da cambiare, ma bensì un quadro normativo che dovrebbe diventare un punto di riferimento per tutta la nazione. I secondi, invece, chiedono che venga rispettato il loro diritto al lavoro, che tra l’altro è uno degli elementi che ha portato all’idea di un possibile cambiamento della legge.
Il gruppo di associazioni
Ecco, ad esempio, cosa ne pensano un gruppo di 24 associazioni piemontesi della società civile, tra cui troviamo l’Acli, Azione Cattolica e Libera Piemonte sulla legge gioco d’azzardo. Ecco un estratto del loro comunicato: “La legge è stata un traguardo di civiltà che ha posto il Piemonte all’avanguardia nell’attenzione alle persone e alle famiglie più fragili e ne ha fatto un esempio per le altre Regioni”.
Al fianco delle associazioni anche il consigliere regionale Marco Grimaldi: “Quella legge ha significato meno slot, meno povertà e meno ammalati: quasi 2 miliardi giocati in meno, diverse centinaia di milioni non persi e rimasti nelle tasche dei giocatori socialmente più svantaggiati”.
I lavoratori del settore
D’altro canto, poi, ci sono anche i lavatori che da anni sono impegnati nel mantenere aperte sale scommesse e VLT legali. Questi hanno deciso di scendere in piazza a metà marzo per mostrare la loro indignazione. I gestori chiedono che la scadenza del prossimo 20 maggio, data in cui le clausole di distanza si applicheranno a tutte le sale, venga cancellata. Questo è, per loro, l’unico modo di tutelare i posti di lavoro di un settore già in enorme difficoltà ovviamente per la pandemia di Coronavirus, ma anche per la crescita dell’online che toglie sempre più clienti.
Inoltre, gli stessi gestori, così come è capitato anche a livello nazionale, hanno cercato di mettere in risalto un punto in particolare. Ovvero che, nonostante la chiusura di alcune sale, il gioco si pratichi lo stesso, solo che avviene in strutture non legali. Parliamo ovviamente di bische clandestine in cui si gioca tutt’oggi nonostante i vari divieti e il coprifuoco.
I dati sulla legge regionale Piemonte sul gioco d’azzardo
Ovviamente, entrambe le parti in campo hanno la loro parte dii ragione, così come emerge chiaramente da ambo le parti.
La Cgia, l’associazione di categoria delle piccole imprese, ha parlato di una perdita di posti di lavori che si aggirerebbe intorno alle tremila unità. Numeri davvero spaventosi, soprattutto in un periodo difficile e particolare come questo. Nello stesso rapporto, poi, si evincerebbe che nonostante le varie limitazioni, il giro d’affari delle slot machine, sicuramente il gioco più utilizzato, è aumentato. Così come sarebbe aumentato anche il giro illecito mosso da giochi non autorizzati. Nel 2016, anno di introduzione della legge regionale Piemonte sul gioco d’azzardo, e il 2019, il denaro speso si sarebbe decuplicato passando da 466 mila euro a circa 4,7 milioni di euro.
Le associazioni, però, rispondono con un calo di oltre due miliardi di euro del gioco in totale. Anche se da questo punto di vista ci sarebbe da considerare quanti ne sono stati spesi nei casino online. A questi, poi, si aggiunge il fatto che meno persone si sono rivolte ai centri di assistenza delle ASL per la dipendenza dal gioco d’azzardo. In particolare, si tratterebbe di una cifra pari al 20% in meno. Numeri, quindi, davvero importanti che meriterebbero sicuramente una certa attenzione.
Davide è un esperto nell’industria dell’online gambling e delle reputazioni dei brand, conosce bene le strategie di business e le finanze dei vari bookmakers.